Mondo: Crouser, nel regno dei 22 metri

24 Aprile 2017

Il campione olimpico del peso continua a lanciare sopra i 22 metri. Focus sui talenti emergenti Emmanuel Korir e Fred Kerley. Il club dei meno-10.00 ha un nuovo iscritto: Odean Skeen.

di Marco Buccellato

Terza uscita stagionale del campione olimpico di getto del peso Ryan Crouser, terzo over-22. Dopo il breve tour neozelandese di febbraio, dove Crouser aveva messo a registro 22,05 e 22,15, l'oro di Rio ha vinto la Elite Competition nella Kansas Relays di Lawrence con un miglior lancio di 22,11. La parabola più corta del colosso di due metri nato a Portland, nelle prime uscite del 2017, è stata misurata a 20,90. Stupisce la continuità sopra i 22 metri, come illustrato di seguito. Christchurch, 19 febbraio: 21,06-22,05-nullo-21,01-nullo-20,90. Auckland, 26 febbraio: 21,71-22,03-21,43-22,08-22,15-22,15. Lawrence, 21 aprile: 21,65-21,40-22,03-21,22-21,86-22,11. Sette lanci oltre i 22 metri per una striscia che è di fatto la migliore mai vista ad inizio stagione outdoor. Solo due nulli, a conferma di gran stabilità tecnica e mentale. La specialità è in fermento: oltre all'exploit all'Euroindoor del polacco Bukowiecki (21,97), le pedane all'aperto hanno visto i progressi dell'altro statunitense Hill (21,91), dell'egiziano Hassan (stabile intorno ai 21,30), del croato Zunic (a Spalato tre lanci sopra i 21 con una punta di 21,45) e dell'ultimo arrivato sopra i 21, il sudafricano con appendici mantovane Orazio Cremona (21,12 ai campionati nazionali due giorni fa).

ANTOLOGIA AMERICANA: EMMANUEL KORIR - A inizio anno ha colto di sorpresa registrando il primo record indoor maschile del 2017, un 1:14.97 sui 600 metri poi scremato di 0.06 dal bianco Loxsom nel giro di otto giorni. Ma tant'è, il suo nome ha fatto sobbalzare. Eppure Emmanuel Korir, classe 1995, aveva vinto gli 800 metri a un campionato regionale in Kenya e aveva chiuso ottavo ai campionati nazionali, appena sotto l'1:47. Quanto bastava per emigrare in Texas sotto le cure di Paul Ereng, uno dei più talentuosi e sconsiderati strateghi mai visti sugli 800 metri, campione olimpico a Seul e autore di rimonte impossibili, figlie di un passo leggero e infinito.

STRADE PARALLELE - Arrivato il titolo NCAA indoor, come l'Ereng dell'88 e dell'89 che fece uno-due all'aperto, è tempo di preparativi estivi.

Primo boom, due giorni orsono, ai 1140 metri di quella El Paso cara a Tex Willer e alla fantasia del suo autore: Korir toglie altri 200 metri a quei 600 ben onorati in inverno, e spara l'insensato 44.67 del primo 400 ufficiale della vita. Proprio Ereng lo inquadra sulla mezza distanza, come gli esordi che furono suoi e dello stesso Korir, prima di emergere in Kenya. Ereng andò poi a colmare la perdurante latitanza keniana nella specialità assieme a un altro mostro, Billy Konchellah. Le prossime settimane diranno cosa combinerà ancora la clamorosa allenza tra mito e allievo. Per il momento, Korir è l'unico ottocentista del panorama mondiale in grado di esprimersi sotto i 45" sui 400.

ANTOLOGIA AMERICANA 2: FRED KERLEY - Dopo le magìe invernali (sotto i 45" nei 400 indoor, due titoli NCAA e altre cose da strabuzzare gli occhi), ecco la nuova promettente star dei 400 metri esordire sul giro di pista all'aperto togliendo mezzo secondo netto al personale outdoor dell'anno passato. La firma è a 44.60, record del meeting di Waco (Texas anche qui), un appuntamento che porta il nome di Michael Johnson. La prestazione di Kerley fa pregustare altre prelibatezze: oltre alla precocità dell'evento in calendario, il suo staff ha motivo di recriminare per il vento trasversale e per la temperatura più prossima al freddo della prateria che al risveglio della natura. Bello, è già visto con altri illustri esempi, l'incrocio nello stesso territorio tra l'africano Korir e l'americano Kerley. Korir, il cui 44.67 è anche figlio dell'atmosfera rarefatta, dà l'impressione di chi affonderà le radici sugli 800, vista l'aria che tira sui 400 tra Sud Africa e Grenada. Per Kerley l'ambizione di raccogliere l'eredità di LaShawn Merritt come avamposto USA in ambito internazionale. L'Hayward Field di Eugene scriverà la nuova pagina, NCAA Championships, dal 7 al 10 giugno.

PARABOLE POST-PASQUALI - Negli ultimi giorni, lanciatori scatenati, locali e non, in USA. Il discobolo svedese Daniel Stahl ha lanciato in 24 ore a 68,36 e 68,11 in California. Sempre nell'assolata landa, nuova eccellenza del giamaicano Dacres (67,30) con cui ha festeggiato l'americano Evans (66,61, personale).

In Europa, il lituano Gudzius alcuni giorni fa è progredito fino a 67,38. Tra i martellisti, il britannico Miller si è portato a 77,83, mentre il sempre più globale giavellotto, dopo gli exploits iridati e olimpici di africani e caraibici, assiste ai progressi di cingalesi, indiani e qatarini. La cinta si apre anche al femminile. E' di oggi il primato nazionale indiano della pesista Kaur (18,86 in Cina), di 48 ore fa l'exploit della turca Tugsuz (bronzo ai mondiali junior 2016), che al terzo impegno dell'anno ha realizzato l'ennesimo record nazionale con un progresso di tre metri e mezzo, fino a 64,30. C'è anche il primo over-19 nel peso donne non indoor: la firma è di Daniella Bunch, 19,12 in un piccolo meeting nello stato dell'Indiana.

VENTO, GIOIE E DOLORI - Appena entro i limiti illumina, una bava sopra lo maledici. In Alabama sorridono l'ostacolista Christina Manning (12.62/1,7) e la lunghista Burks (6,72/1,9) ma soprattutto il 23enne giamaicano Odean Skeen, precoce plurimedagliato tra mondiali under 20 e Olimpiadi giovanili, cui i due metri esatti a favore hanno regalato un inaspettato 9.98 sui 100 metri. Il più famoso connazionale Omar McLeod, oro olimpico dei 110hs e unico specialista della storia in grado di scendere sotto i 13" con gli ostacoli e sotto i 10" sul piano nelle gare veloci in rettilineo, ha corso in 10.16 in Arkansas con vento un po' sopra la norma. Quasi a zero, invece, il Dio Eolo in Louisiana, dove il britannico Nethaneel Mitchell-Blake ha corso in 20.15 e, al momento, oltre a detenere il record europeo stagionale vanta anche il miglior crono mondiale fuori dai confini del prolifico Sud Africa. Entro due-tre settimane, il gap tra il mondo e il Sud Africa si ridurrà, come logica vuole. Dove il vento disturba ma non inficia: ancora in Louisiana 44.77 di Michael Cherry e 50.64 della giamaicana Chris-Ann Gordon, miglior tempo del Caribe della prima parte di stagione.

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